Firma al verso. Cornice coeva in legno intagliato e dorato con luce ovale.
Di rara maestria, squisitezza esecutiva e qualità pittorica, questo quadro dovette essere stato realizzato da un pittore accademico ancora legato ad un attardato neoclassicismo. Ma l'aspetto che più suscita interesse, per la scelta intrinseca che è stata compiuta, è l'individuazione del modello da cui l'artista ha tratto il soggetto. I due amorini intenti a giocare con le frecce di Cupido si ritrovano difatti in quello che può considerarsi come il capolavoro della produzione di Antonio Allegri, più noto come Correggio: la famosa Danae conservata presso la Galleria Borghese di Roma. Realizzato intorno al 1530 per Federico II Gonzaga, il dipinto consta di una tradizione critica che ha portato ad individuarlo tra gli esiti più elevati dell'intero Rinascimento italiano. La Danae del Correggio, ricordata dal Vasari e lodata per altro da Anton Raphael Mengs nei suoi scritti dedicati al pittore, aveva fatto parte all'inizio del XVIII secolo della collezione del Duca d'Orléans, ed acquisì ancor più prestigio dopo l'acquisto avvenuto nel 1826 da parte del principe Camillo Borghese.
Bibliografia: Marcin Fabianski, A fresh look at Correggio's Danae and its figural sources, in "Paragone", nn.557-559-561 (1996), pp.90-107