Guido Reni aveva realizzato le grandi Nozze di Bacco e Arianna nel 1640 per la regina francese Henrietta Maria, che lo aveva ordinato nel 1637 come soffitto della propria camera da letto nella Queen's House di Greenwich. La trattativa, dalle forti valenze diplomatiche, venne seguita dallo stesso cardinale Francesco Barberini. L'opera infine, come è tristemente noto, andò successivamente incontro allo smembramento, e solo recentemente è riapparso il frammento originario con Arianna (Pinacoteca di Bologna).
Il dipinto proposto, con ogni probabilità eseguito a Bologna prima della partenza dell'opera destinata in Inghilterra, come del resto è stato ipotizzato per la versione oggi in deposito presso l'Accademia di San Luca di Roma, deve essere stato realizzato all'interno della bottega del maestro.
La qualità pittorica è infatti a tratti estremamente elevata, come nella figura di Arianna, tanto da dover considerare una forzatura l'esclusione dell'intervento dello stesso Reni. Il panneggio e l'incarnato di quest'ultima sono congrui, ad un'analisi della pennellata, con quelli della Fortuna della Pinacoteca Vaticana e con altri dipinti dell'ultimo periodo di Reni (la fotografia a p.37 del volume edito da Edizioni de Luca mostra come il panneggio sia stato pesantemente ricoperto da pigmento bianco, e non si possa quindi utilizzarlo come confronto). Viceversa nella figura di Bacco è ravvisabile una mano diversa, più insicura, sicuramente quella di un collaboratore.
Questa versione si discosta per livello qualitativo da quella conservata a Palazzo Montecitorio, data ad un pittore ignoto ad inizio XVIII secolo, ed è da escludersi possa trattarsi della copia realizzata da Romanelli o quella eseguita da Paolo Gismondi, che dovevano rappresentare la scena nella sua interezza.
Il fatto che la sezione di scena raffigurata apporti delle varianti rispetto alle altre versioni a noi note (le tre figure hanno rapporti spaziali diversi), sembra dare conferma della genuinità del dipinto, nonché che sia da escludersi possa trattarsi di un frammento derivante da una replica più grande. Il committente deve aver richiesto espressamente al maestro di realizzare un'opera che avesse il proprio carattere di originalità, pratica questa che ha portato Guido Reni a modificare parti più o meno significanti di composizioni famose (si pensi alle versioni della Fortuna, delle quali si conoscono almeno tre originali).
Bibliografia: S. Pepper, Guido Reni: l'opera completa, IGDA 1988; M. Pirondini – E. Negro (a cura di), La scuola di Guido Reni, Modena 1992, pp.17-25; Guido Reni: le nozze di Bacco e Arianna, Edizioni de Luca 2000